COMITATO INTERNAZIONALE TROTSKISTA
PER LA RIGENERAZIONE POLITICA DELLA QUARTA INTERNAZIONALE
FERMARE LA SPINTA BELLICA DEGLI IMPERIALISTI
NO ALLA GUERRA PER IL CONTROLLO DELL’UCRAINA
NO ALLA GUERRA NATO CON LA RUSSIA
PER UN’ UCRAINA LIBERA E INDIPENDENTE – NO ALLA PRESA DI POTERE DELLA NATO – NO ALL’ INVASIONE RUSSA
‘Ovest’ o ‘Est’: il Nemico Principale è la NOSTRA classe dirigente
- Solo la lotta rivoluzionaria dei lavoratori & degli oppressi può fermare una spinta bellica imperialista
- Aprire le frontiere a rifugiati e immigrati
- Eliminare le sanzioni che stanno distruggendo l’Afghanistan
Lega Rivoluzionaria dei Lavoratori (U.S.)
Lega Rivoluzionaria Internazionalista (U.K.)
Le forze rivoluzionarie, socialiste e progressiste in tutto il mondo devono rispondere ora al duplice pericolo di un’invasione russa dell’Ucraina e della mobilitazione USA/NATO contro la Russia.
Il conflitto tra le maggiori potenze e alleanze imperialiste si è aggravato pericolosamente, e con esso la minaccia di una vera e propria guerra tra di loro. Gli ultimi sei mesi hanno visto questo conflitto andare oltre i decenni di guerre per procura che continuano a devastare il “vasto Medio Oriente “, dalla Libia all’Afghanistan. La direzione e’ verso un confronto militare diretto tra gli USA, con i loro alleati NATO e G7, e il blocco Cina/Russia, che ora include l’Iran e le repubbliche dell’Asia centrale.
Negli ultimi sei mesi, a partire dal fiasco del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, l’equilibrio di potere tra queste alleanze rivali si è spostato a favore del blocco Cina/Russia, e gli Stati Uniti e la NATO hanno adottato tattiche sempre più aggressive in risposta. I governi di Cina e Russia vedono la situazione come un’opportunità per rafforzare la propria posizione geopolitica, in particolare dividendo le “potenze occidentali”. La leadership statunitense sta cercando di trasformarla in un’opportunità per imporre nuovamente la sua autorità sulla NATO – e da quel punto di vista, gli Stati Uniti sembrano avere un interesse strategico cinico che Putin invada l’Ucraina, in quanto preferibile a qualsiasi concessione alla Russia.
Da entrambe le parti l’attuale crisi ucraina fa parte della loro strategia più ampia. In termini immediati è una lotta tra le potenze della NATO e la Russia per il dominio nell’Europa orientale. Tuttavia, la questione centrale in questo conflitto interimperialista rimane la crescente rivalità tra gli USA, che sono ancora, per ora, la più grande economia mondiale con la classe dirigente più ricca, ma che è in declino e divisa, e la Cina, che è la la seconda economia più grande e in più rapida crescita al mondo e il più grande esportatore di merci.
Nell’ultimo mese la Russia ha spostato più truppe e armamenti verso il confine con l’Ucraina e la NATO ha stazionato più unità militari e missili nei suoi paesi membri orientali, vicino alla Russia, mentre i conflitti di interesse tra le potenze occidentali sono diventati più evidenti. Questo è stato il contesto in cui i regimi cinese e russo hanno affermato i loro interessi e obiettivi comuni. Dopo l’incontro tra i presidenti Xi e Putin a Pechino (all’apertura delle Olimpiadi invernali – un grande progetto di prestigio per le ambizioni globali di Xi) i due governi hanno pubblicato una dichiarazione che può essere meglio descritta come un piano per un nuovo ordine mondiale sotto la guida cinese[1]. La Russia ha promesso sostegno per gli “obiettivi di guerra” della Cina (Taiwan e l’inversione delle politiche militari e navali statunitensi nella regione Asia-Pacifico) e la Cina ha promesso sostegno alla Russia sull’Ucraina e opposizione a qualsiasi espansione della NATO. Entrambi hanno promesso la loro opposizione alle “rivoluzioni colorate” (un termine per le proteste di massa – viste come “sostenute dall’Occidente” – contro i regimi autoritari nelle ex parti dell’Unione Sovietica, ad esempio la rivoluzione arancione in Ucraina, la rivoluzione delle rose in Georgia).
Ed entrambe si impegnano a “intensificare la cooperazione pratica per lo sviluppo sostenibile dell’Artico”, e a “sviluppare e utilizzare le rotte artiche”, dichiarando così il loro investimento in una crisi climatica continua. La parola “sostenibile” è usata per amore delle apparenze; è vuota come la preghiera: “Dio rendimi puro, ma non ancora”. In questo non sono più ciniche delle potenze occidentali che promettono Net Xero Carbon e aprono nuove miniere di carbone e giacimenti petroliferi, o del Fondo Monetario Internazionale (FMI) degli imperialisti occidentali, che ha condannato la Cina per aver continuato la sua politica Zero Covid perché danneggiava gli affari[2].
Indipendentemente dal se o quando scoppi la guerra in Ucraina, per Russia e Cina questo confronto sta già servendo al suo scopo nel continuare il cambiamento nell’equilibrio delle forze imperialiste e nel rendere piu’ profonde le divisioni nella NATO. Ciò rende la minaccia di una nuova guerra mondiale molto più reale e vicina.
Il mondo viene trascinato più a fondo in una crisi simile a quella descritta da Leon Trotsky nel 1938:
Sotto la crescente tensione della disintegrazione capitalista, gli antagonismi imperialisti raggiungono un’impasse al culmine della quale scontri separati e sanguinosi disordini locali… devono inevitabilmente fondersi in una conflagrazione di dimensioni mondiali.
LD Trotsky, L’agonia mortale del capitalismo e i compiti della Quarta Internazionale (Il programma di transizione).
Crescenti tensioni nell’Europa orientale
Oltre centomila soldati russi con armamenti, compresi missili nucleari, e infrastrutture militari sono stati di stanza lungo il confine con l’Ucraina durante gli ultimi mesi del 2021 e per tutto gennaio. Nello stesso periodo la Russia ha iniziato a ridurre le forniture di gas naturale ai paesi dell’Unione Europea (UE), a volte bloccandole completamente. Nel frattempo gli USA si sono impegnati a continuare le forniture di armi all’Ucraina e hanno minacciato sanzioni economiche in caso di invasione.
Una serie di incontri tra la Russia e le potenze occidentali durante la seconda settimana di gennaio si è conclusa in una situazione di stallo totale. Anche prima che queste discussioni finissero, Putin aveva iniziato a spostare più unità dell’esercito e armamenti dall’Estremo Oriente russo. Molte di queste unita’ sono ora in Bielorussia, dove stanno svolgendo “esercizi” congiunti con l’esercito bielorusso al confine con l’Ucraina.
Per quasi tre decenni, il regime autoritario post-sovietico del presidente Lukashenko in Bielorussia, tra Russia e Polonia, ha mantenuto un equilibrio piuttosto astuto tra Russia e UE, basato sul sostegno dei lavoratori del settore dell’industria pesante che il governo ha mantenuto sotto proprietà statale – a differenza dei regimi di altri paesi post-sovietici e dell’Europa orientale. Quei lavoratori, tuttavia, si sono uniti a scioperi politici di massa contro il governo nell’agosto 2020 diventando la forza più forte nelle proteste di massa che hanno scosso il regime a seguito di elezioni truccate e della cattiva gestione della pandemia di Covid. Lukashenko ha dovuto fare appello al sostegno russo per mantenere il suo potere, e ora il suo regime brutalmente repressivo è il burattino di Putin e la Bielorussia è un potenziale trampolino di lancio per un’invasione russa dell’Ucraina occidentale.
Nel gennaio di quest’anno, Putin ha ulteriormente rafforzato la sua autorità nella regione tramite l’invio di truppe per mantenere un regime capitalista autoritario contro la rivolta della classe operaia in un’altra parte dell’ex Unione Sovietica, questa volta nel Kazakistan ricco di minerali e di petrolio, un paese che produce al 40% dell’uranio mondiale. Il Movimento socialista del Kazakistan ha riferito che sono scoppiati scioperi e proteste in seguito al raddoppio da parte del governo dei prezzi dei carburanti da trasporto; si sono sviluppati come scioperi e proteste anti-governative nelle industrie estrattive che sono il pilastro dell’economia del Kazakistan e nelle città3[3]. L’intervento russo ha represso gli scioperi e le proteste e ha permesso a Putin di imporre un accordo sulle rivalità all’interno dell’élite al potere.
Putin ha usato il suo intervento in Kazakistan per rilanciare la dormiente Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) tra Russia, Kazakistan e altre quattro ex repubbliche sovietiche (Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan). Non aveva bisogno del loro aiuto in Kazakistan per motivi militari, ma l’uso delle sue esibizioni di potere lì, in Bielorussia e al confine ucraino, per rilanciare la CSTO, è stato un altro passo verso il raggiungimento della sua visione più ampia condivisa dai suoi colleghi oligarchi russi. Proprio come lo scioglimento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) è stato il meccanismo per restaurare il capitalismo in Russia, così la Russia capitalista ora ha bisogno di ottenere il controllo di quei territori ex sovietici per realizzare le sue ambizioni imperialiste.
Queste ambizioni spingono la Russia in conflitto con le potenze imperialiste occidentali. Il controllo dell’Ucraina non è solo un elemento sulla lista dei desideri di Putin o della NATO; è necessario per una Russia imperialista controllare il paese, o almeno impedire alle potenze occidentali di controllarlo (che alla fine si riducono alla stessa cosa) ed è altrettanto necessario per il piano USA/NATO mantenere il potere globale dell’America e contrastare le ambizioni russe e cinesi. La geografia, l’economia capitalista e la storia che ha plasmato questi stati portano a questo.
Quegli stessi fattori hanno unito Cina e Russia in un blocco imperialista. Entrambi hanno bisogno che quel blocco sia forte e unito – così, mentre i ministri degli esteri statunitense e russo hanno tenuto colloqui a Ginevra il 21 gennaio, senza giungere ad alcuna conclusione, le marine russa, cinese e iraniana hanno tenuto esercitazioni congiunte nell’Oceano Indiano e la Cina ha consolidato i suoi accordi di cooperazione economica e militare con l’Iran.
Tuttavia, lo sviluppo capitalista e imperialista della Russia è decisamente inferiore a quello della Cina, quindi la sua affermazione del potere in Europa è necessaria anche per il suo equilibrio di potere con la Cina all’interno della loro alleanza.
La divisione del mondo: realtà e finzione
I politici occidentali e i loro alleati nei media proclamano la loro difesa della libertà, della democrazia e dell’indipendenza nazionale dell’Ucraina contro la dittatura russa. Le loro affermazioni sono finzioni ipocrite. Per democrazia e indipendenza nazionale dell’Ucraina intendono che l’Ucraina dovrebbe essere un baluardo delle potenze occidentali contro l’espansione russa, per libertà intendono che le corporazioni dell’UE e degli Stati Uniti (piuttosto che le corporazioni russe o cinesi) dovrebbero avere carta bianca per sfruttare le persone e le risorse dell’Ucraina.
Queste finzioni smascherano il cinismo delle classi dirigenti e dei politici delle potenze occidentali che non hanno mai mostrato alcuna preoccupazione per l’indipendenza dei popoli e degli stati che hanno conquistato e continuano a sfruttare. Che diritto ha il presidente Biden di parlare di democrazia quando oggi è impossibile garantire la parità di diritti di voto negli Stati Uniti, quando la polizia statunitense riesce quasi sempre a farla franca con l’assassinio di neri e latini, e quando nel complesso ha mantenuto le politiche razziste anti-immigrati di Trump? Che diritto ha il primo ministro Johnson di parlare di libertà e democrazia quando sta minando e limitando il diritto di voto, distruggendo il diritto di asilo e i diritti umani in Gran Bretagna e abolendo la libertà di protesta?
Allo stesso modo, come spieghiamo di seguito, il discorso di Putin sull'”unità storica” di Russia e Ucraina come “un popolo solo” rappresenta il revival di una finzione storica per giustificare la sottomissione dell’Ucraina e il controllo della sua terra, industria, gasdotti e oleodotti e porti del Mar Nero.
No, questi non sono conflitti tra democrazia e dittatura, come affermano i governi occidentali, né sono una lotta di nazioni “in via di sviluppo” contro i vecchi padroni, visione promossa dal governo cinese e dai suoi sostenitori. Le classi dirigenti delle potenze imperialiste rivali sono in lotta tra loro. L’obiettivo di entrambe le parti è di mantenere ed espandere – a spese dei loro rivali – le regioni e le popolazioni di un mondo non infinito che sono in grado di sfruttare. È una battaglia per l’egemonia nell’economia mondiale capitalista, nelle parole di Lenin una lotta,
…Per la divisione del mondo, per la spartizione e ripartizione delle colonie e delle sfere di influenza del capitale finanziario, ecc.
V I Lenin, 1920 prefazione a L’Imperialismo, Fase Suprema del Capitalismo (1916)
L’attuale conflitto è una continuazione dei conflitti che hanno sconvolto il mondo sin dall’ascesa dell’imperialismo capitalista che ha dominato l’economia capitalista globale dalla fine del diciannovesimo secolo. Il contesto e la causa degli attuali conflitti crescenti è un’economia globale sempre più precaria, in cui la concentrazione del capitale e il dominio parassitario della vita economica da parte del capitale finanziario hanno raggiunto proporzioni mostruose, dove crescono povertà e disuguaglianze insieme a debito e protezionismo, e dove gli investimenti sono stagnanti. Mentre Russia e Cina sono certamente governate da brutali dittature, la democrazia è sotto attacco su scala internazionale; i regimi autoritari si stanno basando sul razzismo e sul nazionalismo etnico o religioso, e il fascismo sta rinascendo – negli Stati Uniti, in India, in Gran Bretagna, Francia, Italia, Brasile ecc.
Le vittime del conflitto sono i poveri e gli oppressi del mondo: la classe operaia e le classi medie in difficoltà, i paesi neocoloniali impoveriti, le donne, le minoranze etniche e religiose e milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case a causa di guerre, persecuzioni, povertà, carestie e la crisi climatica. Non c’è una parte progressista nel conflitto tra le due alleanze imperialiste, ne’ una “vittoria” per una o l’altra delle due parti che favorirebbe la liberazione delle masse sfruttate dell’umanità.
Afghanistan: la svolta
La svolta decisiva nel passaggio verso un confronto militare più diretto e pericoloso tra i blocchi imperialisti rivali è arrivata lo scorso agosto, con il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, che inevitabilmente ha significato il ritiro simultaneo delle forze molto più piccole dei suoi alleati.
Negli ultimi 43 anni il popolo dell’Afghanistan ha vissuto, sofferto ed e’ morto in un campo di battaglia tra grandi potenze rivali. Nel 1979 l’Unione Sovietica invase il paese per sostenere il governo filo-sovietico instaurato dopo il rovesciamento della monarchia. Gli Stati Uniti (e l’Arabia Saudita) appoggiarono le forze della guerriglia islamista in una guerra prolungata che alla fine portò al ritiro sovietico e contribuì al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e alla restaurazione del capitalismo in Russia, Europa orientale e Asia centrale.
Lo stesso Afghanistan è stato lasciato sotto il controllo, prima di signori della guerra rivali tra loro, e poi dei talebani, fino a quando non è stato invaso dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nel 2001, in seguito agli attacchi di Al Qaeda a New York e Washington. Quell’organizzazione e i gruppi simili che ha generato (ISIS/Daesh, ecc.) erano il prodotto dei gruppi islamisti che gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita avevano incoraggiato in Afghanistan.
L’occupazione guidata dagli Stati Uniti non ha risolto e non poteva risolvere nulla. La mancanza di una “vincita” e la continua perdita di vite americane hanno mostrato l’inutilita’ dell’occupazione anche alla base razzista e nazionalista di Donald Trump (è stato, ovviamente, il popolo afgano a subire di gran lunga il maggior numero di vittime). Nel 2020, quando Trump si batteva per la rielezione, gli Stati Uniti hanno negoziato un accordo di ritirata con i talebani e il presidente Biden si è impegnato a portarlo a termine.
Il governo e l’esercito degli Stati Uniti quasi certamente non credevano ai loro stessi discorsi su talebani “pragmatici” divenuti più moderati e meno brutali. Hanno cinicamente accettato di consegnare loro il controllo del paese perché era politicamente conveniente. Se i leader statunitensi si aspettavano che sarebbe stato un passaggio di consegne calmo e ordinato, o speravano di continuare ad avere un’influenza in Afghanistan, si sbagliavano di grosso. I talebani sapevano di dover eliminare qualsiasi altro contendente al potere completando l’imposizione del loro controllo sulla popolazione, specialmente nelle città, demoralizzando e dissolvendo l’esercito afghano sostenuto dagli Stati Uniti e facendo cadere il governo sostenuto dagli Stati Uniti, prima che le forze statunitensi andassero via. Inoltre, i talebani erano già in trattative con la Cina e avevano concordato che, in cambio del sostegno della Cina, avrebbero lasciato al loro destino la popolazione musulmana uigura pesantemente oppressa e perseguitata nella Cina occidentale. Il risultato è stata un’evacuazione frettolosa e caotica delle forze americane e alleate ad agosto, a fronte di una rapida presa di potere dei talebani nell’intero paese.
L’Afghanistan è ora saldamente nella sfera di influenza della Cina. Ciò ha consolidato il ruolo della Cina in Pakistan e Iran. Il potere della Cina sta ora raggiungendo gli stati del Golfo ricchi di petrolio.
I talebani hanno accettato di abbandonare gli uiguri come prezzo della loro vittoria. A differenza di gruppi islamici armati come lo Stato Islamico e Al Qaeda, che sognano un califfato globale, i talebani sono prima di tutto e soprattutto islamisti nazionali afgani (e principalmente Pushtu) con stretti legami con le agenzie di intelligence militare del Pakistan. La teocrazia musulmana sciita al potere in Iran ha agito in modo simile. Essa usa l’Islam sciita come arma politica insieme al suo intervento militare in Iraq, Siria e Libano, ma chiude un occhio sulla persecuzione da parte dei talebani della comunità sciita Hazara in Afghanistan. Questo è il prezzo che la leadership iraniana è disposta a pagare in cambio del sostegno di Russia e Cina contro USA, Israele e Arabia Saudita. Come bonus ora è in grado di vendere petrolio iraniano ai talebani.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno abbandonato non solo coloro che hanno impiegato in Afghanistan, ma tutti coloro ai quali hanno cinicamente promesso più libertà e opportunità: donne, minoranze religiose e giovani. Peggio! – hanno imposto sanzioni all’Afghanistan presumibilmente come mossa contro le forze talebane, con cui avevano concordato che avrebbero preso il controllo del paese. In realtà le sanzioni sono rivolte alla Cina, nuova potenza dominante nel Paese. Dal canto suo, la Cina non ha fatto di meglio.
Il risultato è un terribile disastro umanitario: il 90% degli afgani non ha cibo a sufficienza; fame; malnutrizione di massa tra i bambini; niente contanti; nessun materiale medico. E quegli afgani che sono stati evacuati nei paesi della NATO stanno ora subendo l’esperienza di vita disumana come richiedenti asilo sotto governi razzisti.
Il destino dell’Afghanistan deve rappresentare un cupo avvertimento al popolo ucraino e al mondo intero riguardo al cinismo disumano di TUTTI i governanti imperialisti.
In termini di relazioni internazionali, gli eventi dello scorso anno in Afghanistan rappresentano un importante cambiamento negli equilibri di potere, non solo a livello regionale ma globale, a causa delle grandi potenze coinvolte e del significato strategico della regione. Tale cambiamento è tanto più profondo a causa del suo impatto sulle relazioni tra gli Stati Uniti e i suoi alleati, in particolare i suoi alleati della NATO in Europa.
Dopo la presidenza Trump, molti alleati degli Stati Uniti, in particolare la Francia e altri governi dell’Europa occidentale, si chiedevano apertamente quanto potevano fare affidamento sul loro sostegno. Ciò è stato aggravato dal tentativo di massa fascista di assumere il controllo del Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio dello scorso anno, al fine di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali, e dalla continua forza del movimento Trump. La debacle in Afghanistan ha scosso ancora di più la fiducia degli alleati statunitensi
Cina e Russia hanno deciso che questo è il momento di affermare il loro vantaggio, e gli Stati Uniti e i loro alleati cercano disperatamente di riconquistare la loro autorità, ma incerti e divisi su come agire.
Le manovre statunitensi in Estremo Oriente e la risposta della Cina
A settembre, a poche settimane dalla loro debacle in Afghanistan, gli imperialisti statunitensi hanno tentato di riaffermare il loro potere nei confronti della Cina nella regione dell’Estremo Oriente/Pacifico, con gli annunci quasi simultanei del patto AUKUS e la ripresa del “Quad”. In base al patto AUKUS con Australia e Gran Bretagna, gli Stati Uniti hanno deciso di condividere con l’Australia la tecnologia per costruire sottomarini a propulsione nucleare e l’Australia ha rinunciato al suo contratto per l’acquisto di sottomarini diesel dalla Francia. I sottomarini a propulsione nucleare sono capaci di periodi molto più lunghi in mare e sott’ aqua, e l’intera forza sarà sotto il controllo degli Stati Uniti; il governo degli Stati Uniti prevede di avere questa forza come presenza permanente nei mari adiacenti alla Cina.
In un colpo solo Biden ha minacciato la Cina e ha reso ulteriormente tese le relazioni con il suo alleato della NATO e del G7, la Francia.
La rinascita del Quad (Stati Uniti, Australia, Giappone e India) è più che altro un tentativo di attirare l’India in un blocco anti-cinese come risposta all’espansione del potere cinese in Afghanistan, Pakistan e Sri Lanka.
Il governo cinese ha risposto rapidamente, con una drammatica dimostrazione del suo potere crescente e dei suoi progressi tecnologici. Aveva già intensificato la sua retorica e le sue azioni aggressive, eliminando le restanti vestigia di democrazia e autonomia a Hong Kong e aumentando le sue minacce e pressioni su Taiwan, l’isola che sostiene sia giustamente parte della Cina[4]. Nei mesi di ottobre e novembre ha inviato ripetuti distaccamenti di aerei da guerra nello spazio aereo intorno a Taiwan, che a volte tornavano giorno dopo giorno e con alcuni spiegamenti di quasi 150 unita’, con una gamma di aerei progettati per ruoli diversi, inclusi bombardieri in grado di trasportare armi nucleari.
Gli Stati Uniti e Taiwan erano il principale “audience” per questa dimostrazione di potenza aerea, ma la Cina stava anche inviando un messaggio agli alleati statunitensi, Giappone e Corea del Sud, ai suoi vicini nel sud-est asiatico e all’India, che ha avuto una serie di scontri militari (alcuni fatali) con le forze cinesi nelle aree contese del confine montuoso settentrionale.
Questo spettacolo di potenza aerea militare ha avuto luogo appena prima e durante la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow e ha sovrastato gli atti della conferenza. Né Xi né Putin hanno partecipato di persona alla conferenza.
Il conflitto si sposta in Europa: Russia, Ucraina e NATO
L’origine dell’attuale conflitto Russia/Ucraina risiede negli eventi verificatisi nell’Europa orientale quarant’anni fa. Nel 1989/90 i regimi sostenuti dai sovietici nell’Europa orientale crollarono, con la Germania orientale sostenuta dai sovietici posta sotto il controllo della (ufficialmente, “riunificata” con) la Germania occidentale capitalista. Nel 1991 l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) si sciolse. Il capitalismo è stato restaurato in tutti quei paesi, spesso attraverso “accumulazione primitiva” (sequestro della ricchezza in un modo o nell’altro per dare il via alla produzione capitalista). In Russia, burocrati e dirigenti sovietici divennero cleptocrati, strappando avidamente i piani economici statali insieme al controllo statale del commercio estero, sequestrando proprietà e saccheggiando l’economia mentre questa crollava. I più rapaci divennero oligarchi. Gli ex capi del Partito Comunista hanno usato la loro vecchia autorità per diventare magnati degli affari e presidenti (come Putin in Russia e Lukashenko in Bielorussia) schiacciando il dissenso e stabilendo ricche dinastie. Nel frattempo la povertà, le disuguaglianze e le malattie sono aumentate e l’aspettativa di vita è diminuita.
Durante gli anni ’90 i leader russi hanno avuto un successo molto limitato nell’imporre la loro autorità alle altre ex repubbliche sovietiche, nonostante la Russia le ha sovrastate tutte in termini di dimensioni e popolazione e sebbene la maggior parte di loro si sia unita alla Russia per formare un “Commonwealth di Stati indipendenti”.
Gli imperialisti occidentali si sono affrettati a sfruttare lo stato debole e caotico della Federazione Russa per reclutare prima la Polonia, e poi una dopo l’altra le repubbliche baltiche e gli ex stati satellite dell’Unione Sovietica ad aderire alla NATO, dall’Estonia nel nord alla Bulgaria al sud. L’adesione alla NATO fu presto seguita dall’adesione all’Unione Europea. Di conseguenza, la NATO e l’UE sono state estese al confine russo in Estonia, Lettonia e Lituania e ai confini della Bielorussia e dell’Ucraina più a sud.
Il regime russo ha mirato a fermare e invertire questo processo – aiutato da un’economia più forte basata sull’aumento dei prezzi del petrolio e del gas – soprattutto da quando Putin è salito al potere nel 1999. Riaffermare il controllo russo sull’Ucraina è stato fondamentale per quella politica, che ha portato a un intervento russo diretto nel 2014 in risposta alle proteste che hanno portato alla rimozione del presidente ucraino sostenuto dalla Russia, Victor Yanukovich. Le forze russe hanno conquistato la penisola della Crimea, strategicamente importante, sul Mar Nero (che ha una maggioranza russa ed è diventata parte dell’Ucraina solo nel 1954). Allo stesso tempo, i “volontari” russi hanno stabilito due regioni separatiste intorno alle città di Donetsk e Luhansk, al confine orientale dell’Ucraina con la Russia. Da allora c’è stato un conflitto costante in prima linea con quelle regioni, in cui sono stati uccisi migliaia di soldati ucraini, e ci sono state periodiche mobilitazioni russe al confine con l’Ucraina.
L’Ucraina è importante per il potere economico, politico e militare dei governanti russi: è un’importante regione agricola e industriale, ha porti sul Mar Nero con accesso al Mediterraneo e la sua posizione geografica la rende una rotta verso ovest ed est con pochi confini naturali.
È importante per le potenze occidentali per molte delle stesse ragioni, ma con variazioni significative. Per gli USA, la preoccupazione principale è quella di contenere la crescente potenza russa, opinione condivisa da Polonia e Stati Baltici; per gli altri membri dell’UE, in particolare per la Germania, si tratta di economia, ovvero possibilità sia di commercio che di investimento in Ucraina e dell’importanza del loro accesso all’economia della Russia di gran lunga piu’ grande. Ecco perché, in occasioni in cui gli Stati Uniti hanno sollevato la questione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, Germania e Francia hanno ostacolato la proposta.
Putin vuole sfruttare queste differenze, così come i dubbi e le divisioni dei governi della NATO sul ruolo e le prospettive future degli Stati Uniti. Ha avuto un certo successo: la Germania invia forniture mediche ma non armi all’Ucraina; rappresentanti dei governi tedesco e francese, alla ricerca di una “soluzione europea” alla crisi, si sono incontrati con i rappresentanti russo e ucraino nell’ambito di un processo che hanno stabilito nel 2014.
I fattori più importanti in questa fase attuale della lotta “…Per la divisione del mondo, per la spartizione e ripartizione delle colonie e delle sfere di influenza…” sono 1) il ruolo della Russia come principale fornitore di petrolio e gas naturale per l’Europa occidentale e 2) come notato sopra, le relazioni sempre più strette della Russia con la Cina. Questi sono stati i motori dell’aumento del potere della Russia, compreso il miglioramento delle risorse finanziarie del suo governo. Il ruolo della Russia come principale esportatore di petrolio e gas naturale è cresciuto in gran parte perché il riscaldamento globale ha reso più accessibili le fonti nell’Artico. È un fornitore fondamentale di energia per la Cina e per l’Europa. Inoltre, la cooperazione russa è necessaria per l’elemento “Belt” (ovvero via terra) del progetto cinese Belt and Road per raggiungere l’Europa.
La Russia è la fonte di quasi la metà dell’approvvigionamento di gas naturale dell’UE e di un quarto del suo petrolio. La maggior parte di questi raggiunge l’ovest attraverso gasdotti che attraversano l’Ucraina e le hanno fornito entrate regolari. La Russia ha esercitato una maggiore pressione sull’Ucraina attraverso la costruzione di un gasdotto alternativo “South Stream” sotto il Mar Nero fino alla Bulgaria, e da lì attraverso la Serbia verso l’Europa centrale. Come notato in precedenza, la Russia ha esercitato pressioni sull’UE dall’autunno riducendo e talvolta interrompendo il flusso di gas naturale, spingendo così al rialzo i prezzi dell’energia.
Gli oligarchi dell’élite russa intendono essere i governanti di una grande potenza imperialista, in combutta con i governanti della Cina. Per raggiungere tale obiettivo devono portare l’Ucraina nella loro sfera di influenza e impedire che cada sotto il dominio della NATO o dell’UE. In questo, i governanti di Russia e Cina non sono diversi dai governanti di nessuna delle più antiche potenze imperialiste che desiderano sostituire.
Il presidente Biden ha chiarito che gli Stati Uniti e la NATO non invieranno truppe in Ucraina per combattere un’invasione russa, ma imporranno pesanti sanzioni economiche, finanziarie e di movimento alla Russia in caso di invasione. In cambio, ci si può aspettare che la Russia chiuda tutte le forniture di gas naturale e petrolio. L’Europa occidentale e centrale risentirà più immediatamente di tali misure.
Ma questo non è il limite dell’azione USA/NATO. L’imperialismo statunitense ha aumentato la quantità e la qualità delle armi ucraine e la preparazione militare dell’esercito ucraino da diversi anni; vuole che quell’esercito continui a combattere un’occupazione russa il più a lungo possibile, insieme alle forze volontarie che si stanno preparando per la guerriglia. Come descritto sopra, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri paesi della NATO continuano a inviare armi all’Ucraina dal momento che la minaccia di invasione è cresciuta; gran parte di questi sembrano essere armamenti difensivi a corto raggio, adatti a piccole unità mobili. Lo scopo è bloccare le forze russe che invadono e creare più problemi interni per Putin.
Allo stesso tempo, la NATO sta spostando più forze, armamenti e missili nucleari negli Stati Baltici, in Polonia e in altri paesi della NATO vicini a Russia e Ucraina.
Se questa strategia viene mantenuta, si verificherà un’escalation. La Russia rispondera’ sicuramente con un’azione oltre l’Ucraina, e la Cina sfrutterà i problemi delle potenze occidentali per agire nella regione Asia/Pacifico, possibilmente con attacchi volti all’annessione di Taiwan.
Questa è la minaccia di conflitti che “… si fondono in una conflagrazione di dimensioni mondiali”.
La questione nazionale in Ucraina
L’attuale situazione dell’Ucraina è un caso speciale dell’esperienza di tutti i paesi emersi dal crollo del potere sovietico negli anni ’90. Coloro che hanno aderito alla NATO e all’UE dagli anni ’90, nell’ambito della “Partizione e ripartizione delle… sfere di influenza”, si sono posti sotto l’ala di un insieme di potenze imperialiste come protezione contro la potenza che le aveva precedentemente dominate, la Russia. Le eccezioni sono Ucraina e Bielorussia.
Oltre a sfruttare direttamente questi paesi attraverso il commercio, gli investimenti che sfruttano la manodopera a basso costo, l’accesso alle materie prime ecc., i paesi imperialisti occidentali dell’UE (che hanno tutti tassi di natalità in calo) li hanno utilizzati per rifornire la propria forza lavoro interna. Ciò ha portato a un movimento generale di lavoratori verso ovest, ad es. lavoratori polacchi che vanno in Germania ecc. per salari migliori, poi lavoratori ucraini che sostituiscono i polacchi emigrati per ottenere salari migliori di quelli che riceverebbero a casa.
Questo gruppo di paesi, che si estende dal Mar Baltico ai Balcani e al Mar Nero, era stato spartito e conteso per secoli tra diversi stati potenti: gli imperi austriaco, turco e russo e la Germania. Alcuni (Slovacchia, Slovenia, Moldova, Bielorussia e Ucraina) non esistevano come stati indipendenti fino agli anni ’90. Solo la Polonia e l’Ungheria avevano un’esistenza precedente come regni importanti a pieno titolo, e questo in un passato ormai lontano. In varia misura quella storia ha frenato il loro sviluppo economico e distorto lo sviluppo di stati nazionali rispetto all’Europa occidentale. In molti casi ha frenato il loro sviluppo culturale e ha soppresso o emarginato le loro lingue. Un risultato di quella storia è la presenza in molti di questi paesi di antiche e consistenti minoranze di nazionalità “vicine”: ungheresi in Slovacchia e Romania, bulgari in Romania, polacchi in Lituania ecc.
L’Ucraina e la Bielorussia hanno fatto parte della Polonia fino al XVIII secolo, quando la Bielorussia fu conquistata dalla Russia e l’Ucraina fu divisa tra Austria e Russia (la sua regione occidentale fu riconquistata dal nuovo stato polacco creato dopo la prima guerra mondiale). Gli zar russi seguirono una politica di russificazione in entrambi i paesi.
Trotsky, lui stesso figlio di contadini ebrei ucraini, ha descritto la situazione in Ucraina e Bielorussia al tempo della rivoluzione bolscevica:
…. In Ucraina e Russia Bianca [Bielorussia] il padrone di casa, capitalista, avvocato, giornalista era un grande russo, un polacco, un ebreo, uno straniero; la popolazione rurale era interamente ucraina e bianca russa…. Essendo strettamente legati alle classi dirigenti di tutti gli altri paesi, i proprietari terrieri, gli industriali e i mercanti di queste terre di confine raggrupparono attorno a sé una ristretta cerchia di funzionari russi, impiegati, insegnanti, medici, avvocati, giornalisti e in una certa misura anche lavoratori, convertendo le città in centri di russificazione e colonizzazione.
…. I contadini ucraini non avevano avanzato richieste nazionali in passato per il motivo che i contadini ucraini in generale non si erano elevati all’altezza di soggetto politico. Il principale servizio della rivoluzione di febbraio5 … risiede esattamente in questo, che diede finalmente alle classi e alle nazioni oppresse della Russia l’opportunità di parlare. Questo risveglio politico dei contadini non sarebbe potuto avvenire altrimenti, se non attraverso la loro stessa lingua madre, con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate riguardo alla scuola, ai tribunali, all’autogestione. Contrastare ciò sarebbe stato cercare di riportare i contadini alla non esistenza.
LD Trotsky, Storia della rivoluzione russa (1930) capitolo 38.
Fu su questa base che i bolscevichi, sotto la guida di Lenin e Trotsky, insistettero sul diritto all’autodeterminazione delle nazionalità oppresse nell’impero russo. I diritti delle nazioni più piccole nell’URSS furono soppressi, tuttavia, sotto il governo burocratico di Stalin e l’Ucraina fu inoltre duramente colpita dalla sua collettivizzazione forzata dei contadini e da una grave carestia negli anni ’30, in cui si stima che morirono tre milioni di ucraini. Molte delle persone di lingua russa nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk (ex centri dell’industria pesante) sostenute dalla Russia sono discendenti di lavoratori portati li’per ricostruire la forza lavoro.
Fu a causa di questa storia che, negli anni ’30, Trotsky chiese il diritto dell’Ucraina di separarsi dall’Unione Sovietica come Repubblica Socialista Sovietica indipendente.
Quando Putin dice che i russi e gli ucraini sono “un popolo solo” e che l’Ucraina “non è un paese”, sta seguendo l’esempio degli imperatori che si definivano “zar di tutte le Russie” (e vietavano l’uso dell’ucraino nelle scuole e persino nelle opere pubblicate). Sta riciclando un mito storico sviluppato dal regime zarista nella Russia del 18° secolo.
L’ucraino è attualmente la lingua parlata da poco più di due terzi della popolazione del paese. Il russo è parlato da quasi il 30%, ma questo include molti che si definiscono ucraini di lingua russa piuttosto che russi etnici. C’e’ solo un piccolo numero di distretti (lasciando da parte la Crimea) in cui oltre il 50% della popolazione parla il russo come prima lingua e questi sono quasi tutti vicini al confine orientale dell’Ucraina con la Russia.
L’Ucraina è una nazione oppressa, con tutti i problemi che cio’ comporta. È stata e rimane oppressa dalla Russia. Tutte le questioni di autodeterminazione o autonomia per le regioni o le minoranze possono essere risolte solo sulla base del diritto all’indipendenza dell’Ucraina come nazione oppressa, non cambiando padrone. In realtà ciò non può essere ottenuto da nessun gruppo d’élite corrotto, “pro-occidentale” o “filo-russo”. Può essere raggiunto solo da una lotta indipendente della classe operaia ucraina e delle sue masse povere e oppresse.
Guerra o rivoluzione: il nemico principale è la nostra stessa classe dirigente
Sarebbe assurdo immaginare che la Russia o gli Stati Uniti e la NATO si stiano preparando alla guerra per questioni storiche e linguistiche sull’identità ucraina. Da entrambe le parti, la posta in gioco è la lotta per la supremazia tra i due blocchi imperialisti opposti – e qualunque blocco imperialista stabilisca la sua supremazia, o se il loro conflitto si trascina semplicemente, le divisioni in Ucraina diventeranno più profonde e aspre.
Se l’Ucraina entrasse a far parte della NATO e/o dell’UE, si unirebbe ai ranghi dei paesi oppressi e sfruttati dagli imperialisti occidentali. Molto probabilmente cio’ sarebbe meno brutale di una conquista russa e arricchirebbe una piccola élite di capitalisti e politici ucraini, essenzialmente le persone attualmente al potere. Non sarebbero meno corrotti e reazionari. L’Ucraina sarebbe il paese più povero e probabilmente più instabile dell’UE. Le sue divisioni peggiorerebbero ancora, la sua popolazione continuerebbe a diminuire mentre sempre più lavoratori cercherebbero lavoro in Occidente e sarebbe ancora in prima linea nel conflitto tra NATO e Russia.
L’Ucraina non può essere liberata dalla guerra di un gruppo di imperialisti contro un altro gruppo di imperialisti. Nessuno e nessuna organizzazione che combatta per sconfiggere la risorgenza mondiale dell’autoritarismo, del militarismo e del fascismo dovrebbe sostenere uno o l’altro dei blocchi imperialisti; né dovrebbe farlo chiunque combatte la povertà e il razzismo e difende i diritti degli immigrati e dei rifugiati; dobbiamo opporci a entrambe le parti.
Una guerra interimperialista significherà inevitabilmente più autoritarismo, più razzismo e povertà e un enorme aumento del numero di rifugiati costretti a fuggire. Le potenze imperialiste – in particolare gli imperialisti europei e statunitensi, e i politici nei paesi da loro dipendenti (ad esempio Grecia, Ungheria, Polonia, Messico) – utilizzeranno misure sempre più disumane e assassine per respingerli. Quel processo è già iniziato.
Per quelli di noi che vivono nei paesi imperialisti sarebbe una scappatoia senza senso condannare tutto l’imperialismo in modo “imparziale”. Dobbiamo opporci in azione, richieste e slogan ai “nostri” imperialisti, alla nostra classe dirigente e ai politici, perché il nostro nemico principale è in casa nostra:
• Tutte le forze rivoluzionarie, socialiste e progressiste negli Stati Uniti e negli altri paesi imperialisti occidentali devono condannare e opporsi a una guerra contro la Russia o a qualsiasi altra azione militare (es. spostamento di forze e armamenti verso il confine russo e nel Mar Baltico e nel Mar Nero). Ciò include l’opposizione all’armamento o al finanziamento dell’esercito ucraino, l’opposizione alle sanzioni economiche contro la Russia e la richiesta del ritiro delle forze armate di tutti i loro paesi dal Medio Oriente, dall’Africa, ecc.
• Tutte le forze rivoluzionarie, socialiste e progressiste in Russia devono condannare la minaccia di Putin all’Ucraina, fare tutto il possibile per opporsi a un’invasione di quel paese e sostenere il diritto dell’Ucraina all’autodeterminazione.
• Tutte le forze rivoluzionarie, socialiste e progressiste in Cina devono opporsi alle ambizioni imperialiste dei suoi governanti e capitalisti e alla loro repressione sciovinista delle minoranze nazionali e religiose, e opporsi a una “riunificazione” forzata con Taiwan.
• Tutte le forze rivoluzionarie, socialiste e progressiste nei paesi imperialisti – specialmente nell’Europa occidentale e nel Nord America – devono unirsi ai rifugiati e agli immigrati per aprire le frontiere, difendere il diritto d’asilo e combattere il razzismo con ogni mezzo necessario. L’alternativa è un mondo di tirannia e barbarie. In una nuova guerra interimperialista sarà un nuovo Olocausto.
Non c’è una sola potenza imperialista che non stia affrontando una grave crisi politica, economica e finanziaria. Non c’è un solo governo imperialista che non sia odiato da milioni dei suoi asserviti. Non c’è un solo potere imperialista che non sia odiato da miliardi di persone povere e oppresse nei paesi neocoloniali. Non c’è uno solo dei principali problemi che l’umanità deve affrontare di cui le potenze imperialiste non siano responsabili, e nemmeno uno che siano in grado di risolvere.
Il mondo si trova di fronte alla minaccia di una nuova guerra mondiale imperialista a causa della profondità della crisi del sistema capitalista, così come si trova ad affrontare la minaccia di una crisi climatica mortale e di nuove pandemie. Le parole di Trotsky del 1938 suonano ora più vere che mai:
Senza una rivoluzione socialista, nel prossimo periodo storico, una catastrofe minaccia l’intera cultura dell’umanità. Tutto ora dipende dal proletariato, cioè in primo luogo dalla sua avanguardia rivoluzionaria. La crisi storica dell’umanità si riduce alla crisi della direzione rivoluzionaria.
LD Trotsky, L’agonia mortale del capitalismo e i compiti della Quarta Internazionale (1938) Parte 1.
Post scriptum
Un anno dopo che Trotsky scrisse quelle parole, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Divenne veramente una guerra “mondiale”, a differenza della guerra prevalentemente europea del 1914/18. Risulto’ in un massacro di civili di gran lunga maggiore e porto’ a un genocidio sistematico con l’ Olocausto nazista. Dopo quella guerra un’unica superpotenza rimase illesa, gli Stati Uniti. Le sue vaste risorse finanziarie permisero agli USA di ristabilire e ripristinare le economie delle altre potenze imperialiste, sotto l’egemonia statunitense.
Durante gli anni ’50 e ’60 il capitalismo conobbe una breve “età dell’oro” di crescita relativamente elevata, ma all’interno di un’area geografica più limitata. L’Unione Sovietica prese il controllo della maggior parte dei paesi poveri dell’Europa orientale al fine di creare una “zona cuscinetto”; il Partito Comunista prese il potere in Cina. In quelle regioni il capitalismo fu temporaneamente sostituito dalla proprietà statale sotto il controllo stalinista, presumibilmente in un’interminabile coesistenza con le potenze capitaliste molto più ricche.
Ciò non sarebbe sopravvissuto a lungo alla fine dell'”età dell’oro” degli imperialisti occidentali e con la loro svolta verso politiche economiche “neoliberiste”, in particolare dal 1979/80, con attacchi sistematici alla classe operaia organizzata e uno sfruttamento più duro delle neo-colonie. Nel 1989/91 l’Unione Sovietica si sciolse; il capitalismo venne restaurato dall’Europa orientale all’Estremo Oriente. Nei due decenni successivi le rivalità interimperialistiche aumentarono con l’ascesa di due nuove potenze capitaliste imperialiste, Cina e Russia, e iniziò una nuova era di guerre. Gli “scontri separati e i sanguinosi disordini locali” degli ultimi tre decenni sono stati molto più cruenti e prolungati di quelli a cui si riferiva Trotsky prima della seconda guerra mondiale, che erano più grandi di quelli descritti da Rosa Luxemburg subito prima della prima guerra mondiale.
Percio’, i decenni trascorsi dalla seconda guerra mondiale hanno reso solo più acuta l’agonia riemergente del capitalismo, più pericolosa la minaccia della guerra mondiale e nucleare e più urgente la necessità di una direzione rivoluzionaria.
L’obiettivo dei trotskisti, in quanto continuatori della politica marxista rivoluzionaria, è quello di costruire una leadership internazionale e un’azione contro TUTTI i piani di guerra imperialisti e porre fine al dominio imperialista in tutto il pianeta.
18.02.2022
Questa dichiarazione del
Comitato Internazionale Trotskista (ITC)
e’ distribuita dalle seguenti organizzazioni:
[1] Dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sulle Relazioni Internazionali che entrano in una Nuova Era e sullo Sviluppo Sostenibile Globale (4 Febbraio 2022)
http://en.kremlin.ru/supplement/5770
[2] Il FMI mette in guardia la Cina sul costo dei lockdowns per il Covid (21 Gennaio 2022)
[3] Dichiarazione del Movimento Socialista del Kazakistan (7 Gennaio 2022)
[4] Taiwan ha una popolazione cinese ed è stata conquistata dal Giappone nel 1894/95. Dopo la seconda guerra mondiale il Partito Comunista prese il potere sulla Cina continentale e il governo filo-capitalista del generale Chiang Kai Shek si trasferì a Taiwan, dove era protetto dalle forze statunitensi.